lunedì 8 aprile 2013

Aspettando il terzo incontro


In qualità di coordinatore della Scuola dei Genitori la nostra Paola ha voluto anticipare qualche riflessione sul tema che verrà affrontato il prossimo martedì 9 aprile.

Genitori-spettatori?
Così termina la traccia del terzo incontro... La questione è aperta, anche se i genitori che più sono consapevoli di questa nuova situazione con i propri figli stanno cominciando a "ribellarsi", cercando di riprendersi il loro ruolo "storico". La mia riflessione personale è che la nostra generazione di genitori sia un po' "sfigata" nel senso che dopo aver passato la prima parte della vita a dover fare i conti con dei genitori severi, passa la seconda metà a dover "subire" figli tiranni che dettano le loro condizioni, sempre più difficili da controbattere. Credo che i genitori attuali vogliano "educare con amore", dando dignità ai propri figli, cancellando il modello di "educare con timore" con cui tanti di loro sono cresciuti. Ma questo obbiettivo è molto difficile da raggiungere ed è talvolta confuso con "educare al lassismo". Senz'altro c'è bisogno di un buon equilibrio tra codice materno e paterno, che però devono essere anche sintonizzati tra loro.
A volte ho l'impressione che davvero stiamo vivendo il nostro ruolo di genitore da spettatore, senza riuscire a "tenere il pallino" come invece dovremmo, facendo persino fatica a curare le nostre inclinazioni ed evoluzioni perchè troppo centrati sui figli (siamo in una società bambino-centrica!); abituati ad ubbidire (perchè così ci è stato insegnato dai nostri genitori), continuiamo ad ubbidire, questa volta alle esigenze dei nostri figli...

Ma come mai questo non era mai avvenuto nelle generazioni precedenti, che pur era fatta di genitori che erano stati educati in modo severo? E' forse il benessere che ci ha dato l'opportunità di offrire di più, in termini di beni materiali, alle nuove generazioni e questa offerta ci ha poi preso un po' la mano? E' in questo modo che abbiamo creato e aumentato a dismisura le "esigenze" dei nostri figli, che in realtà non sono assolutamente tali?
Siamo noi che, adagiati nel sofà delle comodità, non ci siamo più ricordati di sgridarli abbastanza e di insegnare ai nostri figli che cos'è la rinuncia e a diventare invece più collaborativi, sensibili, capaci di accontentarsi, attenti anche alle esigenze degli altri? E in che misura il desiderio e/o la necessità della donna di lavorare fuori casa spesso tante ore al giorno ha interferito con la relazione e l'educazione dei figli?

Non voglio lanciare un malinconico auspicio di ritorno a un passato (che nessuno in buona fede può ricordare solo con gioia) ma forse la crisi (parola che - avevo letto - in cinese è composta da due ideogrammi e uno significa paura, l'altro opportunità) che stiamo attraversando può essere vista come un'opportunità educativa, visto che per forza dovremo scegliere le cose veramente essenziali da offrire loro.

Nessun commento:

Posta un commento