martedì 30 aprile 2013

Educare alla fatica: un racconto

Sul quarto incontro di martedì 23 aprile pubblichiamo un breve racconto inviato da una mamma "lungimirante"! Sul lato destro della pagina si può inoltre scaricare la dispensa di Don Cravero su questo tema.
 

La farfalla e gli ostacoli della vita


Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.
La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo e che essa cominciasse a volare.
Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate. Non fu mai capace di volare.

Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con cui madre natura la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
Se non incontrassimo nessun ostacolo, saremmo limitati.

Non potremmo essere così forti come siamo.

Non potremmo mai volare.

giovedì 18 aprile 2013

La donna forte

Ancora sulla scia del terzo incontro, quando Don Cravero parlava del XXI secolo come "Il secolo della mamma"...

 
Usciamo dal preconcetto: morbidezza uguale debolezza.
Una persona morbida non è affatto una persona debole.
È vero il contrario: essere capaci di ammorbidire le proprie posizioni, adeguarsi alle circostanze pur rimanendo fedeli a se stessi, trovare soluzioni con duttilità, farsi rispettare senza essere rigidi è un grande atto di coraggio. Richiede molta forza interiore.
Morbidezza è scorrere e fluire: come l'acqua. Scivola morbidamente, assume la forma del suo contenitore: in un bicchiere prende la forma del bicchiere, in un vaso prende la forma del vaso. Ma rimane sempre se stessa. L'acqua sa anche cambiare consistenza: diventa vapore, ghiaccio, brina, pioggia, lacrime, sudore, nebbia, rugiada. L'acqua si conforma alle diverse circostanze ma non perde mai la sua identità.
Così è l'energia femminile: liquida, fluida, sinuosa.
E' nel morbido che il mondo femminile può trovare la sua forza, il suo sostegno, la sua spina dorsale.
La donna forte è una morbida ma intensa presenza.

"La forza delle donne" di Simona Oberhammer

giovedì 11 aprile 2013

Questa volta parliamo di uomini

Visto che il padre "evaporato" ha suscitato non pochi commenti nel corso del terzo incontro...


Uno spunto di lettura che sembra essere interessante. 
Un uomo che ha avuto il coraggio di uscire da tutti i luoghi comuni che imprigionano i maschi della nostra società e che, con uno stile vivace e leggero, accompagna il lettore alla scoperta di esempi illuminanti ed esercizi pratici. Un libro dedicato agli uomini che desiderano seguire il suo esempio e alle donne che vogliono conoscere i loro compagni di vita da una nuova prospettiva.
Dalla sessualità alla paternità, dalla gestione del tempo a quella delle informazioni. Tutti questi temi e molti altri sono trattati nel libro da un punto di vista nuovo e in modo pragmatico ed essenziale.

Maggiori informazioni sul sito di Terra Nuova Edizioni

"Ridere spesso e tanto; ottenere il rispetto delle persone intelligenti e l'affetto dei bambini; guadagnare l'apprezzamento dei critici onesti e sopportare il tradimento dei falsi amici; apprezzare la bellezza; trovare il lato migliore negli altri; lasciare il mondo un po' migliore dopo il tuo passaggio; che sia grazie a un bambino in salute, a un angolo di giardino o al riscatto di un'ingiustizia sociale; essere consapevole che anche una sola persona ha vissuto meglio grazie a te. Questo vuol dire aver avuto successo."
                                                                                                                                        Ralph Waldo Emerson

mercoledì 10 aprile 2013

Sul terzo incontro

Riceviamo e pubblichiamo

Cara Paola e care amiche,
grazie per la "tracciona" di Don Cravero molto interessante che rilancia problemi che in questi anni mi sono posta più di una volta. (...)
Solo due rapidi flash: credo che educare con AMORE sia una tale evoluzione dell'educare che potrebbe davvero spostare montagne e il fatto che la nostra generazione cerchi di fare il genitore in questo modo è un tale passo avanti nell'umanità che poche volte è successo.
Essere trattati con rispetto e con fiducia in un clima che sviluppa le tue inclinazioni, dove è tenuta in giusta considerazione la tua opinione, dove ti permettono di avere delle tue opinioni, essere coccolati ogni volta che se ne ha bisogno e anche se non se ne ha, poter esprimere le proprie emozioni, anche se negative senza paura di essere condannati ecc...non è forse quello che ogni essere umano possa desiderare? Ed è quello che noi "NUOVI" genitori giustamente sentiamo, quello che respiriamo in questa nuova energia che si diffonde faticosamente sul nostro pianeta che ci porta anche a rispettare sempre più la madre terra, gli animali, l'aria, l'acqua, le idee, le persone qualsiasi colore, sesso razza religione esse abbiano.
MA.......non sappiamo bene come muoverci in questa educazione d'AMORE stiamo procedendo per tentativi ed errori, abbiamo pochi esempi concreti, sappiamo COSA NON CI PIACE ma non sappiamo se così facendo otterremo QUELLO CHE CI PIACEREBBE. Esageriamo, confondiamo il lassismo con la libertà e il viziare con il rispetto, non sappiamo dove sono i confini perchè li stiamo esplorando e i nostri figli sono le nostre "CAVIE" (brutta parola, ma rende l'idea).
Come saranno questi figli domani? Viziati, individualisti, superficiali, poco impegnati, intolleranti come tanti adulti e i mass-media ci dipingono?
Oppure sotto questa facciata invece sapranno tirare fuori dal famoso "zainetto" quello che confusamente e con insicurezza ma con il cuore abbiamo trasmesso loro? Non lo so, io sto aspettando di veder sbocciare i miei figli, sono curiosa e trepidante di vedere che colore e forma avranno, più o meno me li immagino già e prego ogni giorno Dio e la Madre che quello che abbiamo fatto e detto e spiegato e negato possa esser loro di aiuto e faccia trovare a tutti e tre la LORO strada.
Possiamo aggiustare il tiro, se pensiamo che qualcosa non funzioni e gli incontri per genitori servono proprio per questo per confrontarsi, per non sentirsi soli, per leggere nelle parole degli altri le nostre paure, i nostri errori, i nostri pregi. E poi rilassiamoci....guardiamoli crescere senza pensare che tutto quello che saranno è MERITO o COLPA nostra....sono figli nostri ma principalmente del loro TEMPO, non facile, molto complicato e multiforme e troveranno le forze per affrontarlo come ogni generazione ha fatto, con più o meno fatica.
Forse sono così tosti e duri e a volte impermeabili proprio perchè avranno grosse sfide da affrontare, noi ci saremo a curare le ferite, a raddrizzare le storture, a tirare le orecchie o a lodare, ad abbracciare e a comprendere, ricordandoci però continuamente che lo sbaglio più grosso sarebbe quello di proteggerli troppo o di vivere per loro la loro vita.
Come la farfalla del racconto di Gordon, (...) solo se la si lascia affrontare la fatica di rompersi da sola il bozzolo e non si fa l'errore di aiutarla, la farfalla potrà volare.
Crediamo nelle nostre meravigliose farfalle, che abbiano ali forti e pensieri luminosi per volare nel mondo con dignità, bellezza e AMORE.
Vi abbraccio con rinnovata passione educativa , sperando di vedervi presto.
Moni

lunedì 8 aprile 2013

Aspettando il terzo incontro


In qualità di coordinatore della Scuola dei Genitori la nostra Paola ha voluto anticipare qualche riflessione sul tema che verrà affrontato il prossimo martedì 9 aprile.

Genitori-spettatori?
Così termina la traccia del terzo incontro... La questione è aperta, anche se i genitori che più sono consapevoli di questa nuova situazione con i propri figli stanno cominciando a "ribellarsi", cercando di riprendersi il loro ruolo "storico". La mia riflessione personale è che la nostra generazione di genitori sia un po' "sfigata" nel senso che dopo aver passato la prima parte della vita a dover fare i conti con dei genitori severi, passa la seconda metà a dover "subire" figli tiranni che dettano le loro condizioni, sempre più difficili da controbattere. Credo che i genitori attuali vogliano "educare con amore", dando dignità ai propri figli, cancellando il modello di "educare con timore" con cui tanti di loro sono cresciuti. Ma questo obbiettivo è molto difficile da raggiungere ed è talvolta confuso con "educare al lassismo". Senz'altro c'è bisogno di un buon equilibrio tra codice materno e paterno, che però devono essere anche sintonizzati tra loro.
A volte ho l'impressione che davvero stiamo vivendo il nostro ruolo di genitore da spettatore, senza riuscire a "tenere il pallino" come invece dovremmo, facendo persino fatica a curare le nostre inclinazioni ed evoluzioni perchè troppo centrati sui figli (siamo in una società bambino-centrica!); abituati ad ubbidire (perchè così ci è stato insegnato dai nostri genitori), continuiamo ad ubbidire, questa volta alle esigenze dei nostri figli...

Ma come mai questo non era mai avvenuto nelle generazioni precedenti, che pur era fatta di genitori che erano stati educati in modo severo? E' forse il benessere che ci ha dato l'opportunità di offrire di più, in termini di beni materiali, alle nuove generazioni e questa offerta ci ha poi preso un po' la mano? E' in questo modo che abbiamo creato e aumentato a dismisura le "esigenze" dei nostri figli, che in realtà non sono assolutamente tali?
Siamo noi che, adagiati nel sofà delle comodità, non ci siamo più ricordati di sgridarli abbastanza e di insegnare ai nostri figli che cos'è la rinuncia e a diventare invece più collaborativi, sensibili, capaci di accontentarsi, attenti anche alle esigenze degli altri? E in che misura il desiderio e/o la necessità della donna di lavorare fuori casa spesso tante ore al giorno ha interferito con la relazione e l'educazione dei figli?

Non voglio lanciare un malinconico auspicio di ritorno a un passato (che nessuno in buona fede può ricordare solo con gioia) ma forse la crisi (parola che - avevo letto - in cinese è composta da due ideogrammi e uno significa paura, l'altro opportunità) che stiamo attraversando può essere vista come un'opportunità educativa, visto che per forza dovremo scegliere le cose veramente essenziali da offrire loro.